Come insegnare rapidamente lo SQUAT

Lo squat: un esercizio fantastico e allo stesso tempo molto difficile da far eseguire correttamente, in quanto frutto di una complessa collaborazione tra il nostro sistema nervoso ed il nostro sistema miofasciale.

Non si tratta di un semplice esercizio fine a sé stesso, ma è ormai un caposaldo anche nei principali programmi di riabilitazione sportiva e di recupero post-infortunio.

Come spesso accade in questo lavoro, noi preparatori ci troviamo a dover dare il miglior risultato nel minor tempo possibile. La difficolta è quindi doppia: lavorare bene, di qualità, ma farlo anche molto rapidamente.

Direte voi: quanto ci vorrà mai ad insegnare ‘sto squat? Dipende dai casi ragazzi, come tutto in questo ambito. Se siamo fortunati troveremo il neofita “prodigio” (poche volte), oppure il soggetto che necessita di molte più attenzioni e cure.
Questo non dipende solo da quanto una persona sia predisposta, ma anche da una serie di fattori che portano ad avere disfunzioni nel sistema.

BOSU GOBLET SQUAT

Veniamo ad un aspetto un po’ più tecnico: quali sono le problematiche principali che affrontiamo nell’ approcciarci a questo esercizio? Nella stragrande maggioranza dei casi troveremo persone che hanno una totale mancanza di attivazione della catena posteriore (mi riferisco all’ insieme di muscoli e strutture presenti nella parte posteriore della coscia, quindi glutei, muscoli ischio-crurali).

Non sto parlando necessariamente di una mancanza estetica (vedete muscoli non sviluppati…no!) Intendo una mancanza di consapevolezza della propria catena posteriore.
Ciò comporta una seria conseguenze nello squat; quello che salterà subito all’occhio sarà che il peso del cliente tenderà ad andare istintivamente avanti, sulla zona anteriore del piede.

Questo vuol dire anche che, man mano che scenderà, alzerà i talloni e scaricherà il peso sulle ginocchia attivando conseguenze non desiderate.

Soluzioni pratiche, so che volete soluzioni pratiche!

Chi ci segue da un po’ di tempo ormai saprà che abbiamo una predilezione per il Bosu élite. Ve ne abbiamo già parlato in questo articolo. Ma perché ci piace così tanto?
Perché è semplicemente unico, c’è poco da fare e chi lo proverà ci darà ragione.
ATTENZIONE! Non confondiamolo con la vecchia versione del Bosu (la mezza palla blu), usata principalmente come “Allenamento per l’equilibrio”.

BOSU POWER POSITION

Tale attrezzo è stato pensato e strutturato affinché andasse a stimolare una zona specifica del piede, chiamata “balls of-the feet”, la quale è strettamente legata con l’attivazione della catena posteriore.

Seguite questa sequenza, prendetevi mezz’ora con il vostro cliente e riservatela SOLO per lo squat.

Finita la sessione il vostro allievo sarà in grado senza alcun dubbio di eseguire almeno uno squat fino al parallelo.
Il transfer del sistema nervoso sarà immediato già dal primo squat di controllo, il cliente avrà da subito una percezione diversa in relazione all’esercizio

  • MAGGIORE STABILITA’
  • DISTRIBUZIONE CORRETTA DELL’APPOGGIO DEL PIEDE
  • MIGLIOR CONTROLLO E QUALITA’ DEL MOVIMENTO
Un passaggio nel BOSU STRAP SQUAT ADVANCED

E questo è solo l’inizio!

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Dott. Davide China

Specializzato in Riabilitazione e Recupero Funzionale

Coordinatore Weckmethod Italia

Personal trainer? Serve il talento !

Ciao mi chiamo Flavio. Sono 14 anni che alleno le persone. E mi sono fatto l’idea che per fare questo lavoro serve una specifica capacità, che va al di là della preparazione tecnica. Te lo spiego in breve.

Michele Falanga e Flavio Bulgarelli consegnano il diploma di istruttore di allenamento funzionale a Giulia.

Ovvio che per fare questo mestiere devi conoscere l’anatomia, il movimento, la biomeccanica. Devi aver fatto corsi su corsi, devi aver studiato partendo anche da un corso di base come, ad esempio, questo qui di cui sono docente. Ma il mio corso, così come tanti altri non sono che un passaggio base che diamo per scontato che tutti abbiano intrapreso, presso una scuola o un’altra.

Puoi essere preparato tecnicamente quanto vuoi, ma non riuscirai ad insegnare nulla se non hai IL DONO DEL FORMATORE.

“Dono del formatore” è secondo me la definizione più azzeccata per descrivere la capacità di trasmettere. Si tratta di un talento intuitivo istantaneo. Tu sai cosa devi dire all’altro per far si che egli intenda e metta in pratica quella propedeutica necessaria per apprendere un movimento. Capisci al volo se devi farti imitare facendo un esercizio vicino a lui. Oppure se una persona ha bisogno di una spiegazione verbale approfondita prima di passare ai fatti.

Certo, se fai un bel corso di Programmazione Neuro Linguistica ti insegnano come comunicare più efficacemente con una persona. Ma se non ce l’hai di talento, tutto questo serve a poco. In questi 14 anni ho capito questo.

E tu ce l’hai questo istinto?

  • Quando vedi qualcuno che insegna qualcosa a qualcun altro ti viene spontaneo desiderare di aggiungere una frase o un dettaglio che secondo te renderebbe più semplice per quell’allievo comprendere il messaggio?
  • Quando vedi qualcuno che sbaglia a far qualcosa ti viene l’istinto di aiutarlo e correggerlo?
  • Se qualcuno non capisce quello che cerchi di comunicare ce l’hai la pazienza di ripetere il messaggio? E soprattutto cerchi altri modi per farti capire? Esempi, metafore, movimenti, citazioni. Desideri più di ogni altra cosa ottenere il risultato di aver condiviso la tua conoscenza?

Se la risposta a tutte queste domande è SI, allora probabilmente hai una buona base per poter fare questo mestiere. Poi ci sono ovviamente gli altri aspetti. Devi aggiornarti continuamente, perché da ormai quasi venti anni il mondo delle scienze motorie è in continuo mutamento (e proprio ultimamente ci sono delle novità come spieghiamo in questo articolo qui. ) Sai cosa è la “fascia”? Conosci i protocolli per condizionare la forza ? Devi fare corsi su corsi e tenere le orecchie aperte sulle nuove scoperte. Ma tutto ciò viene dopo. Un personal trainer è anzitutto una guida. Non è solo un tecnico, è un maestro. A volte è un esempio.

Flavio Bulgarelli con una allieva.

Alla conclusione di questo mio personalissimo punto di vista ti dico che per fare questo mestiere servono due cose: una te la spiego in un articolo a parte che puoi leggere qui. E l’altro grande elemento necessario è una vocazione. La vocazione del “formatore”. La tua vita diventa una missione, perché ti occupi della salute delle persone e del loro cambiamento verso una vita migliore. Se ti limiti a pensare di essere un tecnico sbagli di grosso. Tu sei il medico della vera prevenzione.

Ad ogni modo, questa è la mia esperienza. Questo è il mio parere. Questo è il modo in cui vedo la mia professione: una vocazione.

Dott. Flavio Bulgarelli

Psicologo e personal trainer

Titolare di Focus Training Studio

Sei sicuro di voler diventare un Personal trainer?

Scrivo queste due righe per te che hai la passione per lo sport e stai pensando “quasi quasi” di lasciare il tuo noioso lavoro e diventare personal trainer. Le scrivo anche perché in molti mi chiedono se conviene, insomma…si guadagna?

Te lo dico subito: per fare questo lavoro devi avere una caratteristica che non puoi apprendere in nessun corso, o ce le hai o non ce le hai. Se non ce le hai sei comunque libero di fare questo mestiere, prego accomodati… ma non aspettarti di avere successo.

Ovvio, per diventare personal trainer teoricamente basta poco, lo spiego nel mio articolo “COSA SERVE PER FARE IL PERSONAL TRAINER”. Ed in quest’altro articolo spiego anche cosa vuol dire avere IL DONO DEL FORMATORE. Ma queste cose sono meno importanti se non c’è l’elemento più importante. Un elemento magico.

Se pensi di averlo, allora guadagnerai; le persone parleranno di te a cena con gli amici, parleranno di te in famiglia, parleranno di te con chiunque, e altre persone ti chiameranno. Se hai questo elemento guadagnerai bene, perché lavorando bene riceverai stima, affetto ed un feroce passaparola.

So che quando lo leggerai ti verrà spontaneo pensare che questo articolo non sia importante, perché nel mondo di oggi tutti ti vogliono vendere il corso per essere tecnico nello squat, nel deadlift…tecnico, tecnico, tecnico. Si, ok tutto bello, tutto utile. Ma il lavoro del personal trainer NON E’ QUESTO. Non per la maggior parte.

Prenditi trenta secondi e leggi fino in fondo, ti spiego come questo elemento magico si potrà manifestare nel tuo lavoro.

Vuoi sapere qual è questo elemento? Tieniti forte, è semplice quanto fantastico:

                                                                              L’amore

Ma no, non l’amore per lo sport.

Parlo dell’amore verso le persone, verso gli esseri umani, verso il prossimo.

Non dare per scontato questo elemento, non dire a te stesso, “si vabbè ce l’ho, andiamo avanti”. Ascolta quanto ti dico.

Le persone non sanno realmente quello che vogliono.

C’è una bella differenza tra la domanda e la richiesta. Ti chiedono un fisico scolpito, ma in realtà hanno bisogno di acquisire sicurezza. A volte hanno una vita relazionale difficile. Il mondo ci plasma secondo il canone estetico corrente, e allora crediamo che cambiando forma fisica saremo più apprezzati da una fidanzata, da un ex, dal mondo dei social.

E tu?

Magari all’inizio del tuo lavoro non lo capisci subito, ma poi con il tempo imparerai a leggere oltre. Quando avrai esperienza TU lo saprai che in realtà avrebbero bisogno di qualcos’ altro, ma non puoi dirglielo. Devi fare il loro gioco, e risvegliare dolcemente le loro consapevolezze.

E allora sai perché ti chiedo se sei sicuro di voler diventare personal trainer?

Perché succederà che ti deluderanno. Ti provocheranno. Ti vorranno sfidare inconsciamente. Scambieranno la tua confidenza per non-professionismo. Ti faranno arrabbiare.

Certo questo non accadrà sempre, la maggior parte dei tuoi allievi ti rispetterà. Ma basteranno due parole storte da un cliente/allievo dette nel momento sbagliato per destabilizzarti proprio in quel giorno in cui avevi bisogno di tempo per te stesso e che invece hai dedicato a lui.

Il nostro lavoro non è mai solo del “tempo in cambio di denaro”.

Mai.

Il nostro lavoro è sopratutto attenzione, parola, rapporto.

Ora ascolta:  io faccio questo lavoro da molti anni, ed ho capito come si deve comportare un trainer per avere il rispetto che merita. Lo stesso rispetto di un avvocato, di un medico, di un professionista. All’inizio è stata dura, molti si sono approfittati del mio disperato bisogno di voler raggiungere gli obiettivi che loro mi hanno chiesto. Proiettavo nel loro successo un riflesso del mio bisogno di successo. Questo accade a tutti i trainer “giovani” e questo mi portò ad accettare compromessi che, solo successivamente, ho capito che avrebbero fatto male tanto a me quanto all’allievo.

(A questo proposito, se sei un giovane trainer e ti trovi in questa situazione, scrivimi pure, sarò felice di aiutarti consigliandoti per il meglio.)

Facile allenare persone simpatiche, brillanti, giovani, fisicamente dotate. Evviva. La sagra della felicità. Ma sai qual è la differenza tra un professionista ed un dilettante? Il professionista FA ANCHE CIO’ CHE E’ MENO DIVERTENTE. Il professionista si prende in carico anche casi difficili, persone non-brillanti, persone anziane, persone timide e taciturne che non danno facili feedback. Stiamo parlando di esseri umani.

Esseri umani che hanno bisogno di essere guidati. Ed hanno scelto te, la vita li ha portati a te, sei tu il mentore che è sul loro cammino. Ti vedranno come un salvatore, a volte sadico , a volte tenero. Avranno fiducia cieca in te. Ti daranno il volante e ti diranno “guida tu”.

Poi le cose andranno avanti, ed accadrà all’improvviso, una mattina…

…ti sveglierai la mattina alle ore 6.00 per allenare quel ragazzo che ha difficoltà enormi, o quell’imprenditore un po’ antipatico. Ti sveglierai e ti guarderai allo specchio, e non vorrai andarci. Potresti dire di NO a questo cliente ed allenare le persone solo di sera, giusto? Ti renderai conto che non è una questione di soldi.

Se loro mollano con te probabilmente molleranno per sempre. Diranno: “ci ho provato, ma non c’è niente da fare, il trainer con me non ce l’ha fatta. Sono un caso disperato. Faccio bruciare le lauree”. La maggior parte chiudono così l’esperienza di cambiamento. Forse qualcuno passa ai “bibitoni” per dimagrire, o alle diete di youtube. E tu ti renderai conto di avere una responsabilità verso di loro. E allora, se vuoi diventare personal trainer, tu devi sapere tutto questo. E io ti/mi chiedo…

Perché lo fai?

Perché ami vederli cambiare. Perché ami vederli migliorare. Perchè loro non lo sanno che quando riescono ad incastrare quel bilanciere devo nascondere la commozione che mi sale nella gola, e mi giro per non fargli vedere che ho gli occhi lucidi.

Perché lo fai?

Perché ami vederle sfoggiare un top che prima non si sarebbero sognate. Perché danno senso alla tua giornata ed a tutti i tuoi sforzi. Perché riesci a sentire che stai facendo qualcosa di buono in questo mondo.

Perché li ami.

Dott. Flavio Bulgarelli

Psicologo e personal trainer

Titolare di Focus Training Studio