Un attrezzo magico: sotto i tuoi occhi da sempre e non te ne sei accorto.

No, non siamo di quelli che ti tengono ore sulle spine in pieno stile “marketing spicciolo”.

Te lo diciamo subito di cosa stiamo parlando: del BOSU, e il 90% dei trainer italiani non sa di preciso come si usa.

Se credi che il Bosu sia quella mezza sfera blu inventata da David Weck intorno al 2000, hai ragione a metà.

Forse non sai che ce n’è una nuova versione molto più interessante, frutto di più di 10 anni di studi che si chiama Bosu Elite e fa parte insieme ad altre attrezzature del moderno “Weck Method”.

Le sue caratteristiche lo rendono uno strumento indispensabile e rivoluzionario per chi, come noi, lavora nel campo del movimento umano.

Sfruttando il “Limit Force Elastic Training” tramite il concetto di fattore esponenziale di accelerazione (tipico di alcuni materiali elastici) accende il sistema nervoso ed il suo effetto è pressoché istantaneo.

Questo si traduce in un miglioramento del movimento e della biomeccanica che resta impresso nel sistema nervoso in maniera duratura.

Tra i suoi mille esercizi oggi parliamo del “Compression Squat”.

Posizionandoci sul Bosu Elite con i piedi a 45 gradi (formando quindi un angolo di 90 gradi), i talloni che si sfiorano ed effettuando una spinta dell’avampiede nella zona detta dei “Green Dots” si avranno questi benefici:

–         Ripristino dell’appoggio corretto con relativo miglioramento della biomeccanica della locomozione

–         Ripristino del collegamento mio fasciale e relativa trasmissione delle energie dal core agli arti inferiori e viceversa

–         Attivazione profonda istantanea catena posteriore e adduttori

 

Per questi e mille altri motivi questo tipo di esercizi sul Bosu Elite vengono anche chiamati “Primer”, per la loro capacità di attivarci ed ottimizzarci velocemente rendendoci così pronti per affrontare un allenamento intenso tramite una maggiore attivazione profonda muscolare e mio fasciale.

Questo è solo uno dei tanti esercizi che il Bosu Elite ci permette, unico nel suo genere, di effettuare, ed è talmente efficace che sta entrando prepotentemente nei protocolli di riabilitazione di trainer, coach e fisioterapisti.

 

Se hai voglia di saperne di più non esitare a contattarci o passa a trovarci, siamo felici di condividere conoscenze e studi con tutti. sia colleghi personal trainer che amatori.

Michele Falanga 

Personal & small group trainer

Responsabile Weckmethod™ Italia

Non ci sono dubbi a riguardo!

Non ci sono dubbi a riguardo: usate le metodiche e i protocolli dell’allenamento funzionale e avrete successo con i vostri clienti.

Vediamo perché.

 

Partiamo dal fatto che il mondo del bodybuilding e dell’allenamento classico in sala pesi affascina solo una piccola percentuale delle persone che si allenano.
Ciò che accomuna queste persone è “come” vivono il lavoro in sala pesi:

1-  È noioso (sembra banale, invece è determinante. Una persona che si annoia non avrà mai risultati).

2- Sentono di non avere accesso alle piene potenzialità del proprio corpo.

E hanno ragione su questo!
L’allenamento classico in sala pesi ha come obiettivo principale l’isolamento muscolare, e quindi la ricerca estrema dell’esercizio solo per il deltoide, solo per i bicipiti e così via…. Il corpo viene visto come tanti piccoli segmenti che lavorano indipendentemente dagli altri.

L’allenamento funzionale ha come scopo quello di sviluppare capacità sfruttando lunghe catene muscolari. Come si traduce? Guadagno di forza, di mobilità, di equilibrio e coordinazione.
Non lo dico io; lo dice la letteratura scientifica e lo dicono i fatti. Su questo non ci piove.

Chiariamo anche un’altra cosa che molto spesso crea fraintendimenti:
ALLENAMENTO FUNZIONALE non vuol dire kettlebell, non vuol dire corpo libero, non vuol dire trx.
Ovviamente ci sono attrezzi che si prestano più di altri per compiere gli esercizi tipici del funzionale, ma non è l’attrezzo a fare l’allenamento, sono i concetti e le metodiche usate!

Cosa vuol dire allora allenamento funzionale? Semplicemente effettuare esercizi secondo la funzione di queste grandi catene muscolari, le quali collaborano al fine di eseguire gesti complessi, ma che rispettano la natura del nostro sistema corpo.

Allenamento dopo i 40 anni

Ho 40 anni, quale allenamento fa al caso mio senza rischiare di farmi male?

Viene fatta spesso questa domanda, per la paura che l’età che avanza rappresenti un pericolo per la vita quotidiana. Anzi, molto spesso la risposta delle persone sedentarie, che non si allena dopo una certa età, è proprio questa: non mi alleno altrimenti mi faccio male.

In realtà è la mancanza stessa di movimento, o dell’attività motoria generale, a creare infortuni e altre problematiche.

L’allenamento è un rimedio, non una controindicazione.

Tienilo bene a mente.
Quindi come allenarsi dopo i famosi 40 anni? Non ci sono ricette magiche, come per nessun’altra cosa in questo campo, ma ci sono dei consigli, che la maggior parte di noi dovrebbe seguire.
Vediamone alcuni:

  1. Cercate di seguire (o cominciare) allenamenti che migliorino e incrementino la vostra forza e il controllo dei movimenti. L’età ci rende meno forti e meno precisi, questo ce lo dicono i dati scientifici.
  2. Allungate i muscoli prima di allenarvi! Sì è vero, questo ce lo dicono tutti, ma perché?
    Una buona lunghezza dei tessuti riduce gli infortuni che possono verificarsi sia durante gli allenamenti che nella vita di tutti i giorni e permette di esprimere in maniera più efficiente la nostra forza.
  3. L’allenamento non rappresenta un rimedio solo per fattori muscolo-scheletrici, ma anche ormonali, soprattutto per gli uomini, che vedono calare i valori di alcuni ormoni.
    L’attività motoria permette un aumento di testosterone e Gh (ormone della crescita), e soprattutto un miglior controllo della glicemia, evitando così problematiche di insulino-resistenza e diabete.
  4. Infine, sembra banale, l’allenamento mantiene vigile e lucido il nostro sistema nervoso.
    Il cervello soffre pesantemente quando manca il movimento, mentre quando questo è presente, trasmette più velocemente e in modo più efficiente gli impulsi nervosi.

L’allenamento non ha età, inizia subito!

Il consiglio principale che ti do è: comincia subito! Perché l’allenamento non ha età.
“Age is a State of Mind”

Dott. Davide China –  Personal trainer specialista in riabilitazione e rieducazione motoria.

Cosa mangiare prima dell’allenamento

L’essenza dell’alimentazione per l’attività fisica potrebbe essere riassunta in tre lettere: una “C” e due “Q”.
Tutto sta infatti nel considerare:

  1. Cosa mangiamo
  2. Quanto ne mangiamo
  3. Quando dovremmo assumere i nutrienti in relazione al nostro allenamento o alla nostra gara.

La corretta nutrizione dello sportivo considera tre momenti fondamentali: Prima dell’attività e Durante, per fornire il giusto livello di energia, e Dopo l’attività, per innescare i processi di recupero muscolare, ormonale ed energetico.

Oggi ci concentriamo sul pasto che precede la performance.

Cosa mangiare prima di allenarsi

Sarà l’ultimo pasto prima della sessione, infatti, a determinare la performance, la forza, la potenza e la resistenza che si riuscirà ad esprimere.

Il momento migliore per consumare l’ultimo pasto è fra 2 e 4 ore prima di allenarsi, e dipende anche dalla velocità dei  processi digestivi. Alcune persone si trovano meglio mangiando molto prima dell’attività fisica, altri preferiscono pasti più vicini all’ora dell’allenamento.

Quando si mangia influenza anche quanto si mangia, ossia più si avvicina l’ora dell’allenamento, meno si deve mangiare per facilitare lo svuotamento gastrico.

I processi digestivi devono essere terminati altrimenti i nutrienti non saranno nel sangue e nelle cellule muscolari ed epatiche e inoltre la circolazione sanguigna sarà deviata verso il sistema digerente piuttosto che nel sistema muscolare.

Il pasto prima dell’allenamento dovrà essere ricco di carboidrati, moderato in proteine e povero in grassi.

I carboidrati assunti vanno da 1 a 4 g/kg di peso corporeo, da assumersi, come già detto, da 2 a 4 ore prima dell’esercizio.

Ecco alcuni esempi di pasti precedenti l’attività fisica:

  • panino preferibilmente integrale con pollo, tacchino, formaggio magro, pesce, crema di ceci, burro di arachidi e verdure crude
  • patata al forno (o patata dolce americana) con pollo o tacchino, salmone, uova e verdure
  • pasta o riso integrale con macinato di carne, pesce e/o frutti di mare (più una verdura), in alternativa
  • riso o pasta integrale, più un secondo di carne bianca, pesce bianco o azzurro, uova o, se ben tollerato, un latticino o formaggio fresco magro o tofu
  • fiocchi di avena cotta con latte parzialmente scremato
  • cereali integrali con latte parzialmente scremato o bevanda vegetale e frutta secca a guscio.

Più si avvicina l’ora dell’allenamento (o della gara), più piccolo e più semplice sarà il pasto, che a questo punto diventerà uno spuntino, da consumare 1-2 ore prima di allenarsi.

Molti sportivi inseriscono uno spuntino in prossimità della loro attività, anche se hanno consumato il pasto completo 4 ore prima, come ulteriore scorta energetica.

Spuntini pre-allenamento

Ecco alcuni esempi di spuntino pre-allenamento:

  • frutta fresca
  • frutta essiccata senza conservanti (anidride solforosa): datteri, uva, albicocche sono i più indicati
  • yogurt
  • frullato di banana e latte scremato o bevanda vegetale
  • barretta energetica ad alto tenore di carboidrati e basso tenore proteico
  • barretta ai cereali
  • pane tostato con marmellata o composta di frutta o miele
  • cereali con latte scremato o latte vegetale (una porzione più piccola)
  • avena cotta nel latte parzialmente scremato o nel latte vegetale (una porzione più piccola)
  • maltodestrine o ciclodestrine.

Seguendo queste semplici indicazioni, la qualità dell’allenamento sportivo migliorerà sensibilmente.

 

Dott. Andrea D’Alonzo – Biologo Nutrizionista, specializzato in nutrizione sportiva.

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