L’importanza della presa | Ruolo dell’impugnatura negli esercizi

Oggi parleremo dell’ importanza della mano, del suo allenamento specifico, ed in particolare di come l’approccio alla presa degli attrezzi (strumenti sportivi o allenanti) sia di primaria importanza!

La mano, questo splendido risultato di millenni di evoluzione, è tanto perfetto nella sua forma e funzionalità da essere ricercato continuamente nella produzione pittorica e scultoria di ogni epoca.
La sua funzione di esplorazione e percezione del mondo si fonde perfettamente con le abilità di manipolare e compiere azioni fini e complesse.

Quindi, in che modo possiamo aumentare le sue capacità e come possiamo trarne vantaggio nelle nostre prestazioni?
Come possiamo a partire dalla mano aumentare la nostra espressione di forza?
o la qualità si movimento durante un alzata (stacco, panca), una trazione o in un gesto Sport-specifico?

Tenendo conto di questi 2 fattori per noi molto importanti: la percezione e la variazione.

PERCEZIONE

Percezione della mano, come PUNTO DI CONTATTO: durante la presa (di un bilanciere , o di una mazza, stecca, racchetta) prima del gesto in sé dobbiamo pensare alla mano come un tramite, un importante veicolo di informazioni: una mano troppo contratta, troppo stretta, rigida, deprime questa capacità di “SENTIRE“, ed il nostro sistema non è in grado di analizzare in modo ottimale la situazione, sprecando così molta energia per stabilizzare (più del dovuto) il resto del corpo.

In queste situazioni infatti la MANO va considerata come un OCCHIO, che permette al corpo di capire cosa sta per succedere, di ANTICIPARE e scegliere il miglior assetto, gestendo in maniera veloce, precisa ed efficiente lo stato di contrazione muscolare necessario al controllo posturale

“L’EFFICIENZA NASCE ANCHE, DALLA CORRETTA ANALISI DELLE INFORMAZIONI INTERNE ED ESTERNE DEL NOSTRO CORPO”

VARIAZIONE

Variazione degli stimoli e degli angoli di lavoro.
La mano come ogni altro organo è innervata, vascolarizzata e avvolta in una trama di tessuti (appunto cute, muscoli, fascia), che si collegano profondamente con tutto l’arto superiore, e con tutto il corpo in maniera dinamica. Quando esprimiamo forza, questa viene trasmessa attraverso vettori che entrano nella mano passando appunto nei tessuti.

Variare gli angoli di lavoro, modificando la presa (es. supinando o pronando, enfatizzando le ultime dita rispetto alle prime o viceversa, o usando di più la zona palmare rispetto a quella digitale) è un aspetto determinante, infatti ci permette di:

  • Comprendere e determinare quale assetto/variante ci permetta di migliorare il gesto specifico (e quindi la prestazione)
  • Mantenere la capacità di veicolare al meglio i vettori di forza, seguendo diverse percorsi.
  • Fornire una modifica dello stimolo specifico, utile per mantenere una progressione più lineare dei miglioramenti, mantenendo vivo e reattivo il nostro Sistema Nervoso in un opera di continua analisi e modulazione delle nuove situazioni.

Per noi del team Focus Training Studio, lo studio e l allenamento legati alla mano sono un continuo campo di ricerca e sperimentazione che ci spinge a trovare nuove soluzioni e metodologie allenanti, con l’obiettivo costante di migliorare ogni singolo aspetto del movimento e della performance dei nostri allievi.

Dott. Massimo Coretti
Fisioterapista
Posturologo clinico
Movement trainer Specialist

Home Training | Tempo perso o opportunità?

Anche tu probabilmente ti trovi spaesato in questo strano periodo di “casalinghità ” forzata a causa del coronavirus.

Vorresti allenarti e mantenere le tue potenzialità ed il tuo fisico, ma in casa non sai come, quanto e soprattutto non sai cosa puoi ottenere?
STOP, fermiamoci un attimo , e riflettiamo insieme su cosa può darci un vero HomeTraining:
Anzitutto scomponiamo la parola:

  • HOME: un luogo, un ambiente , con spazi e strumenti completamente diversi da quelli a cui siamo abituati, niente sala, campo, piscina, niente rack, bilancieri, kettlebell…
    …ma è proprio questo il bello, la scienza del training ci dice che il miglior modo per ottenere un obiettivo fisico e prestazionale , è VARIARE:
    obbligare il corpo ad adattarsi a stimoli diversi e nuovi, a spazi, situazioni movimenti diversi.
    A gestire carichi diversi con prese nuove (leggi qui un approfondimento) Ed è qui che magicamente l ambiente casa si trasforma in un contenitore di idee e soluzioni allenanti!
  • TRAINING appunto: come ogni allenamento anche l home training è definito come “I’insieme dei stimoli che dò al mio sistema per ottenere degli adattamenti! “

Quindi potrebbe essere questo il momento giusto per concentrarsi su quei piccoli dettagli che non riusciamo mai a migliorare durante l’anno, in cui siamo stretti tra lavoro e allenamenti.
Per migliorare un distretto corporeo debole (es. rinforzare una spalla), migliorare la tecnica di affondo o di squat o migliorare le proprie capacità di respirazione e di controllo del corpo.

Fin qui sembra semplice, ma poi mi ritrovo in salone con una scopa, un elastico , una cassa d’acqua, senza idee chiare e con molti dubbi e magicamente cala anche la voglia di allenarsi!

C è una soluzione: ESSERE GUIDATI, affidatevi al vostro personal trainer, allenatore , o seguite le innumerevoli piattaforme online che in questo periodo duro, stanno offrendo il loro aiuto, gratuitamente, mostrando allenamenti adattati utili e sicuri!

Il nostro staff FOCUS TRAINING STUDIO (sezione performance) organizza ogni giorno sui nostri canali social, eventi aperti per aiutare tutti coloro che si trovano in questa situazione.

È in questi momenti che, attraverso la collaborazione e la condivisione, si può comprendere il senso profondo dell’ ALLENAMENTO: in ogni luogo, situazione, con ogni mezzo o anche senza nessuno strumento, ciò che conta è MIGLIORARSI SEMPRE!

Dott. Massimo Coretti
Fisioterapista
Posturologo clinico
Movement trainer Specialist

Come trasformare la quarantena in un trampolino di lancio

Questi giorni di paura e di stasi forzata mi offrono il pretesto per affrontare il tema della programmazione dell’azione e del valore dell’immaginazione nel processo motivazionale e di “decision making”.

Se da un lato è vero che la nostra è una specie progettata per l’evitamento di “guai” di breve periodo piuttosto che per la progettazione di successi di medio-lungo periodo, è altrettanto vero che questo processo può essere indotto e potenziato, se sappiamo come farlo.

La nostra intrinseca capacità di gerarchizzare le attività quotidiane porta ciascuno di noi a privilegiare (non analizzeremo qui i motivi) lo svolgimento delle attività pratiche e meccaniche, rispetto a quelle speculative e, soprattutto, rispetto a quelle immaginative.

La nostra coscienza, in altre parole, si occupa prevalentemente di gestire ciò che è in atto piuttosto che di immaginare ciò che è in potenza.

Ora, credo, è possibile sfruttare a nostro vantaggio questi giorni di stop e di diminuzione delle impellenze pratiche per dare luogo alla circostanza opposta, fornendoci la possibilità di spostare l’attenzione sulle facoltà prospettiche ed immaginative.

Questo, oltre ad essere un divertentissimo “gioco di evasione” si rivela uno strumento formidabile che ci rivela i nostri sogni ed i nostri desideri.

Impariamo dalle scienze cognitive che la motivazione  si innesca a partire da un bisogno e che il bisogno ha un sostrato emozionale (quando non riguarda i bisogni primari di soddisfacimento estemporaneo).

Questo vuol dire che la determinazione con la quale perseguiamo un obbiettivo è direttamente proporzionale all’intensità dell’emozione associata all’immagine del risultato.

Lo strumento più potente a nostra disposizione per scoprire e potenziare i nostri desideri è la visualizzazione.

Immagina ciò che desideri, può essere l’attività professionale che vuoi costruire, lo stato di forma fisica che sogni di ottenere, la sfera sociale che desideri alimentare o il viaggio che sogni di fare. Ora immergiti nell’immagine e riempila di colori, di luce e di suoni gradevoli, respira e lascia che prenda forma, anche a lungo se serve.

Visualizza (“visualizza”, bada bene, non “pensa”) la scena che ritrae il risultato, immagina cosa  proverai quando lo avrai ottenuto, il senso di soddisfazione, di stima per te stesso ed il riconoscimento sociale che otterrai, potenzia l’emozione ed impara a richiamarla alla mente ogni volta che vuoi, così che alimenti giornalmente la tua motivazione.

Ripeti la visualizzazione di giorno in giorno, più volte al giorno se vuoi ed osserva la tua immaginazione evolvere.

Ad un certo punto ti accorgerai con sorpresa che l’immagine dell’obbiettivo, densa di emozioni positive, inizierà ad indurre delle azioni pratiche, funzionali alla realizzazione dell’obbiettivo stesso!

Se avremo svolto correttamente e con divertimento l’esercizio nei giorni che ci separano dalla libertà, torneremo alla normalità molto meglio di prima, carichi di motivazione e chiari negli intenti, proiettati verso i nostri obbiettivi autentici.

Ricorda: il nostro cervello è una macchina raffinata, è progettato per regalarti emozioni positive come ricompensa ad ogni passo che compi verso un obbiettivo!

Provare per credere, alla prossima.

Raffaele Rossi

Coach professionista

Asgard coaching founder

Integratori e nutrizione | Come rinforzare il sistema immunitario

“Ma tutto quel che serve in una pillola non c’è…”.

No,  questa volta non è un filosofo del ‘600 a scrivere così, ma Cesare Cremonini.

Le sue parole mi sembrano perfette per chiarire il punto focale della questione: non c’è integrazione che possa compensare gli effetti di una cattiva alimentazione.

Le tegole del tetto non servono, se
non si ha una casa.

Ma questo non significa che non c’è nulla che possiamo aggiungere alle nostre abitudini, per potenziare le difese immunitarie.

 Un’alimentazione varia, con cibi freschi, biologici, del territorio, può fornire in teoria tutti i nutrienti.

Ma la teoria ha il brutto vizio di non corrispondere sempre alla pratica quotidiana e quindi, se si vogliono potenziare le proprie difese, si può pensare all’utilizzo di un buon integratore di vitamine e minerali, anche ricordando il fatto che a volte le infezioni, oltre ad essere l’effetto di una malnutrizione, ne sono anche causa, dal momento che possono sopprimere l’appetito fisiologico, diminuire l’assorbimento dei nutrienti e facilitarne la perdita.

In questo caso possiamo vedere l’assunzione di un integratore nutrizionale come una polizza di assicurazione contro un’eventuale carenza in micronutrienti: se non si ricorre a mega dosaggi non c’è rischio apprezzabile, ma se qualcosa nell’alimentazione quotidiana non è ottimale,  allora possiamo contare su uno scudo che ci aiuti a difenderci.

Per chi si allena intensamente, il rischio è sicuramente maggiore. È infatti dimostrato che gli atleti e gli sportivi in genere contraggono infezioni con frequenza spesso superiore rispetto agli individui sedentari o che si allenano blandamente.

Dopo una sessione prolungata e molto intensa infatti può verificarsi una momentanea depressione dell’attività del sistema immunitario, che lascerebbe aperta una finestra di opportunità per molti agenti infettivi e aumenterebbe di conseguenza il rischio di contrarre un’infezione.

Questi effetti sono mediati dall’azione del cortisolo e di alcune citochine ad azione infiammatoria.

Voglio ricordare qui alcuni nutrienti che possono essere impiegati per aiutare il nostro sistema immunitario.

(1) Carboidrati: la loro integrazione nella dieta porta a minori livelli di cortisolo in circolo, specialmente se si mantiene un livello ottimale di idratazione corporea.

(2) Acidi grassi polinsaturi: regolano in maniera diretta la funzione infiammatoria.

(3) Vitamina C e vitamina E: è nota la loro azione antiossidante e, soprattutto per la vitamina C, l’azione di controllo sui picchi di cortisolo. Ricordiamo che il cortisolo, oltre i livelli fisiologici, sopprime l’attività del sistema immunitario, aprendo la strada a possibili infezioni.

Prima di chiudere questo articolo, non posso non parlare dei Funghi Medicinali, la nuova frontiera dell’integrazione nutraceutica, che in realtà affonda le radici nel passato remoto (forse addirittura il ventottesimo secolo A.C.) della Medicina Tradizionale Cinese e Tibetana.

Questi funghi svolgono un’azione di modificazione della risposta biologica (BRM) grazie alla presenza di una classe di molecole chiamate Beta – Glucani, in grado di potenziare la risposta immunitaria, legandosi ai linfociti e attivandone, o meglio, mediandone le funzioni di difesa attraverso molteplici meccanismi biologici. Più alte sono la concentrazione e la variabilità di queste molecole segnale, maggiori sono lo spettro e l’efficacia di modulazione immunitaria.

I funghi medicinali maggiormente riconosciuti per la loro efficacia di rinforzo delle difese sono:

(1) Shitake

(2) Reishi

(3) Ganoderma

(4) Maitake

(5) Cordiceps;

Quest’ultimo è chiamato anche Fungo dell’Immortalità per le sue innumerevoli proprietà riconosciute da secoli ed oggi confermate da molti studi scientifici .

(ricordiamo, fra le altre, la capacità di modulare la produzione di cortisolo, di innalzare i livelli di DHEA e di testosterone, quella di aumentare i livelli di ATP fino al 30 % e  il flusso ematico nei vasi sanguigni, con aumento della resistenza fisica fino al 70 %  osservato in alcuni studi).

Ma, si badi bene, con i funghi medicinali non siamo nel campo del fai da te, e per poterli utilizzare al meglio, è opportuno chiedere il consiglio di un medico competente o di un nutrizionista.

La saggezza antica, frutto di secoli di sperimentazione e di processi di vera e propria selezione culturale, oggi viene in nostro aiuto. I funghi medicinali stanno vivendo un momento di notorietà e sono oggetto di ricerca incessante.

Questo mi porta ad un’altra citazione. Penso ad Antoni Gaudì, che un giorno disse che: “l’originalità è tornare alle origini”.

Parole le sue, mai così vere.

Andrea D’Alonzo.

Dott. Andrea D’Alonzo

Biologo Nutrizionista

Specializzato in nutrizione sportiva

Dieta e difese immunitarie | Cosa sapere per mantenere alta la guardia

“Io lascio fare alla Natura e presuppongo che si sia armata di denti e artigli per difendersi dagli assalti che le capitano”.

Michel De Montaigne

Le parole del filosofo vissuto nel 1600, sono come una luce che ha illuminato la strada agli scienziati della nutrizione, che oggi, 4 secoli dopo, non possono che confermarle.

Dagli anni ’70 ad oggi sono comparse più di 30 nuove malattie infettive; altre, considerate come sconfitte, sono ritornate con forza, e sono migrate verso i paesi sviluppati, favorite da fattori umani più presentii che mai, fattori che hanno la tendenza a svilupparsi su scala mondiale.

Bisogna considerare necessariamente un’alternativa che possa affiancare i  trattamenti anti–infettivi classici, perché oggi sappiamo che molte delle malattie emergenti sono dovute alla virulenza dall’agente infettivo, ma anche alla ricettività del terreno.

Come dire che un assedio ha molte
più possibilità di andare a buon fine se le difese della città sono al limite e
i suoi abitanti stremati.

Batteri e virus hanno la capacità di evolvere continuamente per mutazione genetica, e l’organismo deve sapersi adattare, attuando le risposte molecolari e cellulari del sistema immunitario.

Cosa sappiamo sulle relazioni fra la nostra alimentazione e le nostre funzioni immunitarie ? E l’integrazione nutrizionale può rafforzare le nostre difese ?

Iniziamo confermando che sicuramente le condizioni nutrizionali influenzano lo stato di competenza immunitaria, e che la sotto-nutrizione è una fonte di alterazione delle nostre difese. E, si badi bene, la malnutrizione non è solo un problema altrui, ma riguarda la carenza di molti nutrienti fondamentali che caratterizza anche i cittadini sovralimentati del ricco occidente. Calorie non vuol dire nutrienti.

È stato dimostrato che la carenza di selenio può rendere patogeni virus che si comportano come innocui ospiti in organismi ben nutriti. Questo perché una inefficace barriera antiossidante favorisce la mutazione dei virus verso forme più aggressive.

Darwin all’opera, ma in un modo che
non ci conviene affatto.

La ricerca scientifica ha individuato relazioni fra alcuni macro e micronutrienti e molte malattie infettive. Non senza fatica, dal momento che non è sempre stato facile capire i reali rapporti di causa ed effetto.

La malnutrizione favorisce le infezioni ?

O sono forse le infezioni a favorire uno stato di alterata nutrizione? O magari si tratta di un serpente che si morde la coda, in una serie di fenomeni in cui riconoscere coda e testa non è affatto semplice.

Qui si parla di quello che sappiamo.
La filosofia non è invitata.

D’altra parte si sa con certezza che la nutrizione corretta può fare la differenza in positivo prima, durante e dopo l’influenza, migliorando l’impatto, il decorso e i postumi delle sindromi infettive.

La chiave è evitare le carenze nutrizionali. Infatti un’adeguata nutrizione, soprattutto un apporto di proteine, minerali, vitamine e, in genere, energia, permette al sistema immunitario di esprimere il suo massimo potenziale. Ricordiamo che lo stato nutrizionale non migliora – così come non peggiora – in pochi giorni, ma è opportuno avere una base sana e costante di buona alimentazione, dal momento che sono le carenze croniche ad indebolire le funzioni corporee in genere.

I nutrienti probabilmente più importanti da fornire al nostro corpo sono le proteine, la cui carenza si riflette direttamente sul sistema immunitario, in maniera ancora più forte se anche l’apporto energetico in genere risulta insufficiente, come si verifica spesso nelle dieta a basso apporto di carboidrati (scarico di carboidrati, molte dieta di definizione, diete chetogeniche).

Le carenze nutrizionali possono indebolire le nostre riposte immunitarie specifiche (produzione di anticorpi) e aspecifiche (la capacità dei globuli bianchi di fagocitare agenti esterni), fino alla riduzione del tessuto linfoide.

Anche i micronutrienti – vitamine e minerali – giocano un ruolo chiave.

La malnutrizione proteico – energetica è infatti correlata con la carenza di micronutrienti.

Citiamo qui il ferro, lo zinco e il rame fra gli oligoelementi, mentre fra i minerali maggiori i più importanti sono sodio, potassio, magnesio e calcio.

Fra le vitamine meritano una menzione la vitamina C, le vitamine B6, B1 e B12, la vitamina A e la vitamina E.

Sempre ricordando che i micronutrienti non sono strumenti solisti, ma fanno parte di un’orchestra, e che nessuno di loro può permettersi di stonare.

In generale la carenza di anche un solo micronutriente può indebolire il nostro sistema energetico e immunitario. Questo apre un’altra questione fondamentale, che affronteremo in questo articolo nel quale spiego il resto:

discussione sugli integratori e sulla loro efficacia nel potenziare le difese immunitarie. (clicca qui sul testo per leggere)

Andrea D’Alonzo

Dott. Andrea D’Alonzo

Biologo nutrizionista

Specializzato in nutrizione sportiva

Addominali scolpiti || Cosa ti serve

Addominali scolpiti e relative foto sui social, l’emblema del benessere nella società dell’immagine. Vuoi addominali scolpiti? Va bene si può fare, ma ti prego di non farmi sentire più quello che ho sentito ieri da una allieva che ho preso in carico da pochissimo.

Leggi questo breve esempio per capire da quale base NON partire per scolpire il tuo addome.

  • Trainer: “ faremo un bel circuito con esercizi a catena cinetica lunga, metabolicamente attivanti. Dovete fare TOT ripetizioni in 20 minuti. Se finite in tempo facciamo un circuito mirato agli addominali.
  • Ragazza che vuole gli addominali scolpiti: “ scusa, ma posso iniziare dal circuito addominali?”
  • Trainer: “come mai? Hai qualche problema in particolare?
  • Ragazza che vuole gli addominali scolpiti: “no, è che voglio gli addominali scolpiti, quindi vorrei esser sicura di fare tutto il circuito addominali”

Ecco, questa è una idea vecchia, anzi vecchissima, che bisogna totalmente eliminare!

Fare addominali NON ti aiuterà ad avere la tartaruga

Il crunch è comunemente sopravalutato nella sua capacità di generare un addome definito.

O perlomeno non è la strategia principale per ottenere il risultato.

Ora, molti di voi penseranno che non sto dicendo nulla di nuovo. Che questa cosa è risaputa, e pensavo così anche io.

INVECE NON E’ COSI’

Ancora oggi una buona percentuale di persone con cui parlo pensa che facendo gli  “addominali” (nella accezione comune si intende fare crunch e simili) escano fuori i famosi addominali scolpiti.

Per avere al posto dell’addome quella scacchiera durissima che tanto agognavi è importante e prioritario solo questo, e te lo dico in parole semplici:

TOGLIERE GRASSO ADDOMINALE

Hai fatto caso ai bambini che giocano in spiaggia in estate? Hanno dai 5 ai 10 anni e alcuni di loro sembrano avere la famosa tartaruga. Eppure si suppone che a quell’età non si facciano 3 sessioni di crunch settimanali, no?

Molto semplice: sono magri, asciutti. Non hanno massa grassa addosso. Hanno una bassissima percentuale di liquido extracellulare. Una fortuna genetica? Discorso ampio…potremmo dire anche di SI, ma quanto è importante il comportamento alimentare familiare? Tanto.

Ma non divaghiamo… vuoi anche tu la scacchiera come il bambino di 5 anni ma non riesci a “spannare” questo addome?

Semplice:

                Dieta, allenamento e stile di vita.

Per ciò che riguarda la dieta non si scappa: fatti seguire rigorosamente da un nutrizionista sportivo, competente e abilitato. Non credere a chi ti dice di togliere i carboidrati. Non credere a chi ti dice che devi fare la chetogenica come panacea di tutti i mali. Non credere a nessuno, fatti seguire solo da un NUTRIZIONISTA SPORTIVO. E basta.

Invece per quel che riguarda l’allenamento devi prediligere esercizi metabolicamente attivanti. Meglio un circuito di allenamento funzionale (che comprende impegno muscolare da parte di tutte le tue catene cinetiche) piuttosto che una sessione di soli addominali.

O se vogliamo dirla in modo drammaticamente riduttivo meglio 50 burpees che 200 crunch. Giusto per far capire il concetto.

Con stile di vita mi riferisco alle variazione di produzione endogena dell’ormone dello stress: il cortisolo.

E’ un elemento importante se si parla di raggiungere obiettivi di definizione estrema, poiché, quando il nostro sistema mente/corpo è sotto stress, tende a stoccare fisiologicamente grasso in determinate riserve corporee.

Qui il tema è ampio: dire ad una persona stressata di non essere stressata è il modo migliore per farsi mandare a quel paese.

Tuttavia, con l’aiuto del tuo team Personal trainer/nutrizionista puoi farti guidare a modificare il tuo stile di vita. Si parla di gestione dei ritmi circadiani sonno-veglia, si parla di ottimizzare la frequenza di allenamento in modo da avere un risultato fisico senza aumentare eccessivamente il livello di stress per il tuo corpo, si parla di trovare dei metodi di gestione e sfogo della rabbia.

Se avete dubbi o domande da fare scrivetemi a info@focustraining.it, sarò lieto di aiutarvi a capire cosa fare nel vostro caso specifico.

Concludo con un consiglio generale e veloce:

 se vuoi gli addominali scolpiti non perdere tempo con 1001 modi di fare i crunch.   

Dott. Flavio Bulgarelli

Psicologo e personal trainer

Titolare di Focus Training Studio

Mani e piedi | Voi li allenate?

Quando si pensa ad un allenamento, di qualsiasi tipo, sia sport-specifico e quindi di performance, che prettamente rivolto al miglioramento corporeo, generalmente si pensa ad un allenamento che migliori le capacità o le forme del corpo.


Mai a nessuno, o a pochi, viene in mente di allenare quelle parti del corpo che più spesso entrano in contatto con l’ ambiente, con gli altri e con gli oggetti che usiamo per allenarci: le mani e i piedi.

Sì sottovaluta un aspetto fondamentale; il senso che più di tutti gli altri condiziona lo sviluppo cognitivo e motorio è il TATTO, che risulta fondamentale nello sviluppo soprattutto dell infante.


Da questo deduciamo che il ruolo primario degli arti e delle loro estremità (mani e piedi), non è quelle di effettuare azioni motorie, ma è quello di “sentire”, PERCEPIRE c ho che tocchiamo, INTERPRETARE il terreno che calpestiamo (e tutte le sue difformità), CONSTATARE se ciò a cui ci stiamo avvicinando sia pericoloso o no.

Ma quindi detto ciò, ci chiediamo, perché allenare questo aspetto, come può migliorarci un movimento, un esercizio, un gesto?

Qualsiasi movimento siamo intenzionati a compiere (in palestra, in gara, in partita) può avvenire perché il nostro sistema nervoso riceve informazioni, le sintetizza, e crea un ipotesi su cosa percepirà nell’ eseguire quel gesto. Attraverso questo meccanismo il corpo cerca di ANTICIPARE quello che succederà, e farsi trovare PRONTO:
cioè nella condizione migliore per eseguire quel gesto (per fare questo modificherà finemente lo stato di contrazione dei vari muscoli, e lo stato di adattamento del tessuto fasciale).

È lì che entrano in gioco mani e piedi: più riusciamo a rendere pronti e recettivi queste estremità (ricche di recettori/sensori e altamente innervate) più il nostro corpo potrà migliorare il suo meccanismo di anticipazione e farci trovare pronti ad un salto, ad un cambio di direzione, ad uno scontro, o semplicemente al cambiamento della posizione del peso nella nostra mano.

Un corpo pronto ci permette di non disperdere forza, di migliorare le traiettorie di movimento, e di gestire meglio tutte le variabili e gli imprevisti che possono avvenire nel mentre. E sopratutto tutto ciò si traduce con una diminuzione del rischio di infortunio!

Nel nostro centro Focus training studio dedichiamo una sezione apposita per lo studio, lo sviluppo e la pratica dell’ allenamento e dell’attivazione specifica di mani e piedi.
Dopo accurata valutazione del cliente, con piccoli ma mirati esercizi, riusciamo a migliorare notevolmente l’ esperienza allenante sia in termini quantitativi, ma soprattutto QUALITATIVAMENTE!

La morale:

  • usate i piedi per sentire il terreno, riavvicinatevi alla terra, assaporate una passeggiata scalzi in un prato, ma soprattutto ALLENATEVI SCALZI, il vostro corpo vi ringrazierà.
  • usate le vostre mani per sentire, per percepire ciò che state facendo, non per effettuare i movimenti, ci pensa il resto del corpo a tirare su un bilanciere o a lanciare una palla, le mani servono a dare quella magica perfezione tecnica ad ogni tiro, ad ogni presa, ad ogni gesto!

Dr. Massimo Coretti
Fisioterapista
Posturologo
BAREFOOT/ BAREHAND trainer specialist

Come allenare COMPLETAMENTE le gambe

Faccio subito una piccola premessa: non mi sto riferendo all’allenamento classico in sala pesi, ma intendo l’allenamento della parte inferiore del corpo secondo l’ottica funzionale.

Che cosa vuol dire quindi?


Allenare un muscolo, o meglio una catena cinetica, non solo secondo la loro azione, ma anche secondo la loro FUNZIONE.
Questa è la grande prima differenza: il Body-building tradizionale ricerca in maniera estrema l’isolamento muscolare, ovvero porre stress sui singoli muscoli al fine di guadagnare in termini di massa. Ciò porta l’attenzione del gesto esclusivamente sull’azione del muscolo.
L’allenamento funzionale si pone come obiettivo la stimolazione e lo sviluppo simultaneo di gruppi di muscoli, impegnati all’unisono al fine di effettuare un gesto complesso.

Questo vuol dire eseguire un allenamento considerando principalmente la FUNZIONE delle catene cinetica. 

Non stiamo qui ora a spiegare le varie azioni dei singoli muscoli, dove originano o dove si inseriscono. Non ci interessa (non in questo contesto perlomeno). Concentriamoci invece sulla FUNZIONE della catena muscolare dell’arto inferiore, comunemente detta CATENA ESTENSORIA DELL’ANCA.

Essa è nata e si è evoluta per la propulsione; movimenti esplosivi, scatti, balzi, salti…..

Vi propongo un classico allenamento per gli arti inferiori:

  • Front Squat 3×10
  • Affondi sul posto 3×10 (10 ripetizioni per gamba)
  • Stacchi (o Deadlift) 3×10

Esaminando un programma come questo non possiamo dire che sia sbagliato e infatti non lo è.


Possiamo affermare semplicemente che non sia completo al 100%


Abbiamo delle componenti di salto? Abbiamo componenti esplosive? Troviamo dei balzi segnati? Non mi pare proprio….

Non abbiate paura di inserire questi elementi nel vostro allenamento, non commettete l’errore di considerarle cose “inutili”, perché non lo sono affatto!

Datemi fiducia. La vostra forza aumenterà, così come la vostra coordinazione e le componenti che si occupano della stabilizzazione dei segmenti corporei.

Dott. Davide China
Specializzato in Riabilitazione e Recupero Funzionale
Responsabile Weckmethod Italia 

Come insegnare rapidamente lo SQUAT

Lo squat: un esercizio fantastico e allo stesso tempo molto difficile da far eseguire correttamente, in quanto frutto di una complessa collaborazione tra il nostro sistema nervoso ed il nostro sistema miofasciale.

Non si tratta di un semplice esercizio fine a sé stesso, ma è ormai un caposaldo anche nei principali programmi di riabilitazione sportiva e di recupero post-infortunio.

Come spesso accade in questo lavoro, noi preparatori ci troviamo a dover dare il miglior risultato nel minor tempo possibile. La difficolta è quindi doppia: lavorare bene, di qualità, ma farlo anche molto rapidamente.

Direte voi: quanto ci vorrà mai ad insegnare ‘sto squat? Dipende dai casi ragazzi, come tutto in questo ambito. Se siamo fortunati troveremo il neofita “prodigio” (poche volte), oppure il soggetto che necessita di molte più attenzioni e cure.
Questo non dipende solo da quanto una persona sia predisposta, ma anche da una serie di fattori che portano ad avere disfunzioni nel sistema.

BOSU GOBLET SQUAT

Veniamo ad un aspetto un po’ più tecnico: quali sono le problematiche principali che affrontiamo nell’ approcciarci a questo esercizio? Nella stragrande maggioranza dei casi troveremo persone che hanno una totale mancanza di attivazione della catena posteriore (mi riferisco all’ insieme di muscoli e strutture presenti nella parte posteriore della coscia, quindi glutei, muscoli ischio-crurali).

Non sto parlando necessariamente di una mancanza estetica (vedete muscoli non sviluppati…no!) Intendo una mancanza di consapevolezza della propria catena posteriore.
Ciò comporta una seria conseguenze nello squat; quello che salterà subito all’occhio sarà che il peso del cliente tenderà ad andare istintivamente avanti, sulla zona anteriore del piede.

Questo vuol dire anche che, man mano che scenderà, alzerà i talloni e scaricherà il peso sulle ginocchia attivando conseguenze non desiderate.

Soluzioni pratiche, so che volete soluzioni pratiche!

Chi ci segue da un po’ di tempo ormai saprà che abbiamo una predilezione per il Bosu élite. Ve ne abbiamo già parlato in questo articolo. Ma perché ci piace così tanto?
Perché è semplicemente unico, c’è poco da fare e chi lo proverà ci darà ragione.
ATTENZIONE! Non confondiamolo con la vecchia versione del Bosu (la mezza palla blu), usata principalmente come “Allenamento per l’equilibrio”.

BOSU POWER POSITION

Tale attrezzo è stato pensato e strutturato affinché andasse a stimolare una zona specifica del piede, chiamata “balls of-the feet”, la quale è strettamente legata con l’attivazione della catena posteriore.

Seguite questa sequenza, prendetevi mezz’ora con il vostro cliente e riservatela SOLO per lo squat.

Finita la sessione il vostro allievo sarà in grado senza alcun dubbio di eseguire almeno uno squat fino al parallelo.
Il transfer del sistema nervoso sarà immediato già dal primo squat di controllo, il cliente avrà da subito una percezione diversa in relazione all’esercizio

  • MAGGIORE STABILITA’
  • DISTRIBUZIONE CORRETTA DELL’APPOGGIO DEL PIEDE
  • MIGLIOR CONTROLLO E QUALITA’ DEL MOVIMENTO
Un passaggio nel BOSU STRAP SQUAT ADVANCED

E questo è solo l’inizio!

Per saperne di più visita il nostro sito www.focustraining.it e richiedi un appuntamento per una valutazione GRATUITA

Dott. Davide China

Specializzato in Riabilitazione e Recupero Funzionale

Coordinatore Weckmethod Italia

Personal trainer? Serve il talento !

Ciao mi chiamo Flavio. Sono 14 anni che alleno le persone. E mi sono fatto l’idea che per fare questo lavoro serve una specifica capacità, che va al di là della preparazione tecnica. Te lo spiego in breve.

Michele Falanga e Flavio Bulgarelli consegnano il diploma di istruttore di allenamento funzionale a Giulia.

Ovvio che per fare questo mestiere devi conoscere l’anatomia, il movimento, la biomeccanica. Devi aver fatto corsi su corsi, devi aver studiato partendo anche da un corso di base come, ad esempio, questo qui di cui sono docente. Ma il mio corso, così come tanti altri non sono che un passaggio base che diamo per scontato che tutti abbiano intrapreso, presso una scuola o un’altra.

Puoi essere preparato tecnicamente quanto vuoi, ma non riuscirai ad insegnare nulla se non hai IL DONO DEL FORMATORE.

“Dono del formatore” è secondo me la definizione più azzeccata per descrivere la capacità di trasmettere. Si tratta di un talento intuitivo istantaneo. Tu sai cosa devi dire all’altro per far si che egli intenda e metta in pratica quella propedeutica necessaria per apprendere un movimento. Capisci al volo se devi farti imitare facendo un esercizio vicino a lui. Oppure se una persona ha bisogno di una spiegazione verbale approfondita prima di passare ai fatti.

Certo, se fai un bel corso di Programmazione Neuro Linguistica ti insegnano come comunicare più efficacemente con una persona. Ma se non ce l’hai di talento, tutto questo serve a poco. In questi 14 anni ho capito questo.

E tu ce l’hai questo istinto?

  • Quando vedi qualcuno che insegna qualcosa a qualcun altro ti viene spontaneo desiderare di aggiungere una frase o un dettaglio che secondo te renderebbe più semplice per quell’allievo comprendere il messaggio?
  • Quando vedi qualcuno che sbaglia a far qualcosa ti viene l’istinto di aiutarlo e correggerlo?
  • Se qualcuno non capisce quello che cerchi di comunicare ce l’hai la pazienza di ripetere il messaggio? E soprattutto cerchi altri modi per farti capire? Esempi, metafore, movimenti, citazioni. Desideri più di ogni altra cosa ottenere il risultato di aver condiviso la tua conoscenza?

Se la risposta a tutte queste domande è SI, allora probabilmente hai una buona base per poter fare questo mestiere. Poi ci sono ovviamente gli altri aspetti. Devi aggiornarti continuamente, perché da ormai quasi venti anni il mondo delle scienze motorie è in continuo mutamento (e proprio ultimamente ci sono delle novità come spieghiamo in questo articolo qui. ) Sai cosa è la “fascia”? Conosci i protocolli per condizionare la forza ? Devi fare corsi su corsi e tenere le orecchie aperte sulle nuove scoperte. Ma tutto ciò viene dopo. Un personal trainer è anzitutto una guida. Non è solo un tecnico, è un maestro. A volte è un esempio.

Flavio Bulgarelli con una allieva.

Alla conclusione di questo mio personalissimo punto di vista ti dico che per fare questo mestiere servono due cose: una te la spiego in un articolo a parte che puoi leggere qui. E l’altro grande elemento necessario è una vocazione. La vocazione del “formatore”. La tua vita diventa una missione, perché ti occupi della salute delle persone e del loro cambiamento verso una vita migliore. Se ti limiti a pensare di essere un tecnico sbagli di grosso. Tu sei il medico della vera prevenzione.

Ad ogni modo, questa è la mia esperienza. Questo è il mio parere. Questo è il modo in cui vedo la mia professione: una vocazione.

Dott. Flavio Bulgarelli

Psicologo e personal trainer

Titolare di Focus Training Studio